MOSTRE A VARESE: TUTTI GLI APPUNTAMENTI IN CITTA'


MOSTRE A VARESE
TUTTI GLI APPUNTAMENTI PERMANENTI 

 
 
da sabato 24 marzo  a domenica 22 aprile
Facce da leggere
Festival Fotografico Europeo
Sala Veratti del Comune di Varese(FOTO)
Via Veratti 20
inaugurazione ore 18.00
Marina Alessi

Nessun click potrà rubare l'anima alle persone ma la fotografia puo¿ rivelarla ad occhio nudo.
Specie se il click lo fai con una Polaroid Giant Camera. Centoventi chili di legno ed ottone che sviluppano in pochi minuti fotografie 50x60, ingombrante, essenziale e non certo hi-tech. Ed è proprio la sua essenzialità a renderla adatta a ritrarre anime, essenziali per definizione.
Ho seguito 6 edizioni del Festivaletteratura di Mantova per Vanity Fair ritraendo 282 autori usando sempre come ingredienti due occhi, un cuore e un dito. La sfida? Cogliere sempre di ogni autore la sua anima più segreta. A tal scopo cercare oggetti rappresentativi e leggere i libri degli autori e  fondamentale. L'autore, poi, porta con sé un'ultima emozione da utilizzare come spezia: la suggestione di un incontro unico ed irripetibile. Spesso arriva, quasi per magia, con il vestito giusto per il colore del fondale e le luci che avevo scelto.
Tempo di preparazione del tutto? 10 minuti, non di più. Finalmente alzo il panno nero della Giant Camera per scattare entrando nel suo mondo capovolto. Un mondo alla rovescia dove il corpo è lo sfondo e il mondo interiore del soggetto passa in primo piano. Senza contare che quando osservo chi fotografo dal vetro smerigliato della macchina il soggetto ritratto si vede davvero sottosopra. Quando lo scrittore è in posa e le luci sono sistemate mi metto accanto all'obbiettivo per scattare mentre la pellicola viene inserita nel dorso della macchina. Un attimo quasi senza respirare ed è fatta. Il timore è quello di non riuscire a scovare lo sguardo dell'anima di chi sto fotografando, quello sguardo privatissimo che balugina un istante prima di avere la consapevolezza di essere fotografati. L'emozione dell'apertura del polaroid e racchiusa nell'unicità dello scatto.
Con la Giant vivo con l'adrenalina alta e non devo perdere la concentrazione. Come quando ho fotografato "grandi saggi" come Doris Lessing, Mario Monicelli, Enzo Biagi, Mario Rigoni Stern, Gillo Dorfles. Pensi a tutta la conoscenza che hanno dentro e cerchi di condensare in uno scatto una vita intera, una vita come quella. Oppure il ritratto trino di Alessandro Bergonzoni a raccontare la sua irruenza verbale e le molteplicità di espressioni. Quante cose puo¿ contenere un solo, piccolo "click".
Marina Alessi specializzata in ritratti ha colto, attraverso il suo obiettivo, i protagonisti del mondo del teatro, del cinema, della televisione e della cultura, seguendoli sui set, sui palcoscenici e durante eventi di rilievo come ritrattista e fotografa di scena. Un lungo e intenso percorso professionale che l'ha portata ad essere oggi una delle più importanti ritrattiste italiane.
Il ritratto e  il perno attorno al quale ruota tutto il suo lavoro. Il risultato non è solo un'esperienza fuori dal tempo, ma è anche uno scoprirsi come mai ci si era visti prima: un'espressione segreta, uno sguardo, un sorriso, l'anima che si mette in posa per chi la sa cogliere.
Ha pubblicato tre libri fotografici, alcuni dei quali sono stati preceduti o seguiti da mostre monografiche:
"44+1 AutoRItratti" (Vallecchi) dove fotografia e street art si fondono in un unico linguaggio artistico attraverso i ritratti "streettati" di alcuni fra i più  affermati writers italiani;
"Facce da leggere" (Rizzoli in collaborazione con la rivista Vanity Fair) 287 ritratti di scrittori, giornalisti e intellettuali realizzati nell'arco di 6 anni, durante il Festivaletteratura di Mantova, scattati con la Polaroid Giant Camera, una delle 5 macchine al mondo che permette di fare ritratti in formato 50x60, veri e propri scatti unici.
Company General Use
"Zelig 25 anni di risate" (Mondadori) che documenta la sua più che ventennale collaborazione con la fucina del cabaret italiano. www.marinaalessi.com
orari di visita: venerdì, sabato e domenica : 10 / 12.30 e 14,30 / 18.30  ingresso libero chiuso 1 aprile S. Pasqua

 
da sabato 24 marzo a sabato 19 maggio
Festival Fotografico Europeo
Castello di Masnago
Musei Civici di Varese
Via Cola di Rienzo 42
Ugo Panella ,Volti negati,
Giovanni Mereghetti ,San Vittore: a muro duro 

Giovanni Mereghetti inizia la sua attività di fotografo nel 1980, come free-lance. Successivamente collabora con le più importanti agenzie italiane specializzandosi in reportage geografico e fotografia sociale. Nel corso della sua carriera ha documentato l'immigrazione degli anni '80 a Milano, il ritiro delle truppe vietnamite dalla Cambogia, la via della seta da Pechino a Karachi, l'embargo iracheno, il lavoro minorile in Malati, gli aborigeni nell'anno del bicentenario australiano, nonché numerose spedizioni sahariane. Sue fotografie sono presentate in esposizioni collettive, realizzando numerose e rilevanti mostre personali in Italia e all'estero. E' autore dei libri: "Bambini e bambini" (1996), "Piccoli campioni" (Pubblinova, 1997), "Ciao Handicap" (1999), "Omo River e dintorni" (Periplo edizioni, 2002), "Bambini neri" (Les Cultures ¿ Sahara el Kebira,2004), "Friendship Highway¿verso il Tibet" (Bertelli Editori,2005), "Destinazione Mortirolo" (bertelli Editori, 2006), "Nuba" (Bertelli Editori, 2006) e "Da capo Nord a Tombouctou¿passando per il Mondo" (Immagimondo Bertelli Editori, 2007). Sue immagini fanno parte di collezioni pubbliche e private, tra cui il fondo Archivio Fotografico Italiano. Vive e lavora in provincia di Milano. 
Giovanni Sesia,  Tempo e memoria
Giovanni Sesia nasce a Magenta (Milano), nel 1955. Dopo aver frequentato l'Accademia di Brera a Milano inizia a realizzare dipinti caratterizzati dall'accentuato cromatismo e dal segno forte. In seguito la sua pittura si sviluppa sulla ricerca tonale e sul contrasto tra luci e ombre lavorando tra astratto gestuale e suggestioni figurative. E' in questo periodo che si avvicina alla fotografia quale mezzo tecnico da affiancare all'espressività pittorica. L'artista riesce a raggiungere un perfetto equilibrio fra i due linguaggi espressivi, senza farne prevalere l'uno sull'altro e in modo che l'uno aiuti l'altro a superare il proprio limite. La svolta è alla fine degli anni '90 quando viene in possesso di un vecchio archivio fotografico di un ospedale psichiatrico in abbandono. Le immagini scelte da Sesia evocano la storia e la memoria e questa tendenza lo ha portato a privilegiare sempre più volti, luoghi e oggetti. La fotografia diviene per l'artista un pretesto su cui si innesca tutto il suo istinto e la sua ricerca artistica e l'equilibrio che l'opera trasmette è dato dalle pennellate e dalla grafia, segni che creano una sinergia tra spazi pieni e vuoti, ma in perfetta combinazione tra loro. Dalle antiche lastre trovate nei manicomi, alle vecchie immagini rinvenute, agli scatti da lui eseguiti, i soggetti scelti appaiono al tempo stesso lontani e familiari ed hanno la forza di penetrare nell'anima e di chiedere di non essere dimenticati. Sesia li riscatta dall'oblio e li offre a colui che li guarda con rispettoso amore. I soggetti, scelti con estrema cura e passione, sono antichi ed atavici ed il solco in cui Sesia si muove è inevitabilmente intriso di tradizione. Utilizza abilmente i colori caldi della terra, i bruni, l'ocra e poi la ruggine per porre l'accento sull'umanità dei suoi soggetti. Sostenuto dalla critica e dal pubblico, questo artista si sta imponendo sempre più sulla scena nazionale ed internazionale. Ha tenuto numerose mostre personali in Italia e all'estero 
Pino Bertelli , Piombino: gente della città del ferro 1970-2014 
Pino Bertelli è nato in una città-fabbrica della Toscana, tra Il mio corpo ti scalderà e Roma città aperta. Dottore in niente, fotografo di strada, film-maker, critico di cinema e fotografia. I suoi lavori sono affabulati su tematiche della diversità, dell'emarginazione, dell'accoglienza, della migrazione, della libertà, dell'amore dell'uomo per l'uomo come utopia possibile. È uno dei punti centrali della critica radicale situazionista italiana. Nel 1993, il regista tedesco Jürgen Czwienk, ha girato un documentario sulla vita politica e l'opera fotografica di Pino Bertelli: Fotografare con i piedi. Il regista Bruno Tramontano ha realizzato un cortometraggio, Adoro solo l'oscurità e le ombre, tratto dal suo libro, Cinema della diversità 1895-1987: storie di svantaggio sul telo bianco. Mascheramento, mercificazione, autenticità. Il pittore Fiormario Cilvini, ha illustrato lo stesso testo in una cartella di 18 disegni a colori e una scultura. I suoi scritti sono tradotti in diverse lingue. L'International Writers Association (Stati Uniti), l'ha riconosciuto scrittore dell'anno 1995, per la "nonfiction". Company General Use Nel 1997 i suoi ritratti pasoliniani di fotografia di strada sono esposti (unico fotografo) in una mostra (Le figure delle passioni) con 16 maestri d'arte a Villa Pacchiani, Santa Croce sull'Arno [Pier Paolo Pasolini, maestro e amico, gli ha regalato la prima macchina fotografica quando aveva quindici anni]. e del giornale on-line Stile libero, direttore editoriale della casa editrice Traccedizioni, collabora con Le monde diplomatique, Fotographia, Sicilia Libertaria e altre testate. Nel 1999 ha ricevuto il "Premio Castiglioncello" per la fotografia sociale. Nel2004 il "Premio Internazionale Orvieto", per il miglior libro di reportage, Chernobyl. Ritratti dall'infanzia contaminata. Nel 2014 l'Associazione di bioarchitettura BACO gli ha assegnato il "Premio Internazionale Vittorio Giorgini". Alessandro Allaria ha fatto un reportage (per la televisione tedesca), Pino Bertelli. Il fotografo e le donne di Napoli, 2008. Nel 2014 il regista Antonio Manco ha realizzato a Buenos Aires, Pino Bertelli. Ritratto di un fotografo di strada, prodotto dal Festival del Cinema dei Diritti umani di Napoli e Buenos Aires. Nel 2017 esce il dittico libro¿film, Genti di Calabria. Atlante fotografico di geografia umana e Pino Bertelli. I colori del cielo, con la regia di Francesco Mazza. I suoi fotoritratti si trovano in gallerie internazionali, musei, accademie e collezioni private. L'Archivio Internazionale di Fotografia Sociale di Pino Bertelli è curato dalla documentalista Paola Grillo. Una parte del suo archivio fotografico è depositato all'Università di Parma. La mostra fotografica Ferro, Fuoco, Terra! 50 anni di lavoro in Maremma si trova al MAGMA (Museo delle arti in ghisa nella Maremma) di Follonica. Una selezione delle sue fotografie è presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua opera (Contro tutte le guerre) è stata esposta alla Mostra d'Arte Biennale di Venezia (2011) e adesso è nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Fa parte di Reporters sans frontières. 
 Ugo Panella ,Donne vittime dell'acido in Bangadlesh 
Ugo Panella, inizia la carriera di fotogiornalista documentando i conflitti del Centro America alla fine degli anni '70, in particolare la guerra civile in Nicaragua e più tardi quella in Salvador. Ha raccontato la vita negli slums di Nairobi, il lavoro di migliaia di uomini che per pochi dollari al giorno, smantellano navi cargo in disuso nel porto di Cittagong in Bangladesh, la vita in un cimitero del Cairo abitato da quasi due milioni di senza tetto e che hanno fatto delle tombe la loro casa. Il suo lavoro lo ha portato anche in Albania, Argentina, India, Sri Lanka, Filippine, Cipro, Palestina, Somalia, Etiopia, Afghanistan, Iraq. Nel 2001, in Sierra Leone, ha affiancato l'impegno di I.M.C. (International Medical Corp) nel recupero dei bambini soldato, mentre con Handicap International ha seguito i campi profughi per i mutilati della guerra civile. Nel 1998 è stato il primo fotogiornalista, insieme all'inviata esteri di Repubblica Renata Pisu, a denunciare in Bangladesh la condizione di migliaia di ragazze sfigurate dall'acido solforico per aver rifiutato le avances di uomini violenti. Il suo reportage è stato pubblicato dalle maggiori testate internazionali, portando all'attenzione del mondo questo dramma, tanto da costringere il governo a varare leggi severissime contro i responsabili di tali crimini. Attualmente, in collaborazione con Soleterre, sta seguendo un progetto articolato in quattro continenti sui tumori infantili derivanti da disastri ambientali, documentando i progetti sanitari e l'assistenza alle famiglie dei bambini malati. Collabora assiduamente con Pangea onlus documentando i loro progetti di microcredito in India e Afghanistan. Nel 2009 a Sarzana, ha ricevuto il premio al fotogiornalismo Eugenio Montale. "Fotografare il dolore è difficile perché il confine tra verità e pietismo è sempre molto labile e l'obiettivo scruta impietoso, invade e toglie pudore alla disperazione degli uomini". Sono parole di Ugo Panella, che dalla passione per la fotografia di denuncia e impegno civile si è fatto condurre in vari luoghi del mondo, dove il quotidiano è spesso scandito dalla violenza e dalla mancanza di rispetto per la dignità umana. Foto dure, che lasciano il segno, ed insieme bellissime per la capacità dell'autore di entrare in sintonia col soggetto, di coglierne con sensibilità e rispetto le emozioni. Raccontano la vita negli "slums" di Nairobi e quella dei senzatetto del Cairo, dove un milione di esseri umani vivono tra le tombe del più grande cimitero della città; delle ragazze sfigurate dall'acido solforico e delle prostitute bambine in Bangladesh; della fatica di centinaia di uomini che al largo della Birmania smantellano le navi da cargo arenate sulla spiaggia. I reportage, pubblicati dalla stampa italiana ed internazionale, hanno condotto Panella nelle zone di conflitti e di gravi disagi sociali di ogni parte del mondo, per raccontare "frammenti di esistenze sfortunate che spero arrivino alla sensibilità di chi è ancora in grado di farsi domande e tentare qualche risposta concreta 
 
 
fino a  domenica 25 marzo 2018
Architetture e forme di luce  e colori
dalle ore 10.00 alle ore 18.00
FAI ¿ Villa e collezione Panza
piazzale Litta, 1

Villa Panza in collaborazione con l'Accademia di Mendrisio propone una mostra che indaga il tema della luce e la sua materializzazione. Nel luogo in cui Giuseppe Panza, conquistato dalla caleidoscopica e potente luce e dal connubio perfetto tra architettura e natura, ha concepito la propria collezione d'arte, gli studenti dell'accademia di Mendrisio studiano il rapporto tra architettura e luce partendo dal caso specifico della Via Sacra del Sacro Monte di Varese e delle sue Cappelle. Attraverso la creazione di modelli di lenti e volumi stampati con la tecnologia 3d printer che evidenzino le caratteristiche fisiche della luce, si creerà un percorso di luce e colori.

 
fino a domenica 15 aprile 2018
Adulis
La città perduta

Il Museo Castiglioni ospita la mostra temporanea che documenta le scoperte archeologiche effettuate sulla costa del Mar Rosso, in Eritrea, nell'antico porto di Adulis.
"Una squadra di archeologi tutta italiana sta portando alla luce, dal nulla e a prezzo di grandi fatiche, il leggendario porto di Adulis, gemma del deserto persa nei meandri del tempo, dove la storia e il mito si attraggono a vicenda come dune di sabbia spostate dal vento. La città, sita sulla costa sud occidentale del Mar Rosso eritreo, è avvolta nel mistero. Da fiorente capitale commerciale del regno di Axum (considerato dal profeta Mani uno dei quattro più potenti imperi della terra) ed esotico crocevia fra i colori e le civiltà di Mediterraneo, Africa ed Asia, dal VII secolo d.C. non se ne sa più nulla. Prevale fra gli archeologi l'ipotesi del cataclisma naturale, motivo per cui si è guadagnata il nome di Pompei d'Africa. La missione, diretta dal Centro Ricerche sul Deserto Orientale (Ce.R.D.O.), sta lentamente riesumando da strati di fango, sabbia e arbusti una città di quaranta ettari, interamente in pietra e in condizioni praticamente perfette. Tante le implicazioni e le scoperte già avvenute, specialmente a testimonianza della precoce cristianizzazione del Corno d'Africa, ma stupisce per importanza il ritrovamento, nell'ultima campagna del 2018, di una chiesa bizantina di grandi dimensioni, databile al V-VI secolo d.C., e della Porta Occidentale della città, dove si trovava il mitico Trono di Marmo di Adulis, reliquia cantata per la sua straordinaria bellezza e oggi andata perduta. I ritrovamenti sono stati resi possibili grazie ad una solerte collaborazione fra i Musei di Asmara e Massaua, il Ministero degli Affari Esteri, il fiore all'occhiello degli atenei italiani (Politecnico di Milano, Università Cattolica, Università Orientale di Napoli e Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, che ospiterà nel prossimo novembre un'esposizione archeologica sugli scavi attualmente presente al Museo Castiglioni di Varese), e il contributo di Piccini Group come main sponsor privato. "Siamo solo all'1% del lavoro" sostiene la dottoressa Massa, docente presso il dipartimento di Archeologia alla Cattolica, "Adulis è un tesoro in continua scoperta e in casi del genere i fondi non bastano mai. Nel 2010 i fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni trovarono per intuizione l'area di scavo, che a occhio nudo sembrava un semplice deserto. Ora il nostro sogno è di creare un parco archeologico per rendere conoscibile a tutti questo splendido sito. Abbiamo spesso lavorato in condizioni estreme, ma è un orgoglio rappresentare l'eccellenza del proprio Paese, e poter condividere aspetti valoriali e culturali con il popolo eritreo, a noi storicamente molto vicino." Secondo le ipotesi di Angelo Castiglioni, titolare del progetto e ricercatore di chiara fama, è molto probabile che l'area dove sorge Adulis coincida con la ancora più mitica Terra di Punt, risalente a quattromila anni fa e citata dagli egizi per il suo splendore e la sua ricchezza. Si continua a scavare.(fonte ANSA, Viaggi Art, Bellezza  25/02/2018)
Per prenotazioni e per le attività dedicate alle scuole: 0332 1692429 - 334 9687111
 
 
 
fino a domenica 27 maggio 2018
Alieni, la conquista dell'Italia da parte di piante e animali introdotti dall'uomo
Mostra scientifica con esposizione di piante, microcosmi, animali vivi e storie fotografiche
Musei Civici di Villa Mirabello
piazza della Motta, 4

Una mostra per conoscere le funzioni di piante e animali negli ecosistemi, e superare l'approccio "estetico" alla natura, alla scoperta di una forma di "inquinamento biologico" ancora non sufficientemente percepita. In esposizione terrari e acquari con piante e animali vivi e storie fotografiche. Da gennaio in programma un ciclo di seminari per puntare l'attenzione sulla importanza della conservazione degli ecosistemi
A cura dell'Associazione culturale Pithekos  Raffaella Fiore e Loredana Martinoli  e  Francesco Tomasinelli
Mostra promossa dall'Università degli Studi dell'Insubria e dal Comune di Varese, con la collaborazione dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e il Progetto LIFE ASAP (Alien Species Awareness Program, LIFE15 GIE/IT/001039)
Info mostra
I visitatori potranno accedere alla mostra negli orari di apertura dei Musei Civici di Villa Mirabello versando il normale titolo di ingresso almMuseo. E'possibile seguire la visita guidata della mostra ogni sabato, a partire da sabato 3 febbraio, ore 15.00.  Per le scuole primarie (secondo ciclo) e secondarie di 1° grado sono previste visite guidate e il laboratorio tematico "Trova l'Alieno".
Prenotazioni e contatti
Per tutte le classi di ogni ordine e grado è necessaria la prenotazione tramite l'indirizzo email: alieni@uninsubria.it. Visite guidate per adulti e gruppi organizzati possono essere prenotate utilizzando gli stessi contatti.
Nel corso delle visite guidate sarà possibile assistere all¿alimentazione degli animali e al dietro le quinte di "Alieni", grazie all'evento "Indovina chi viene a cena".

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